Bach/Respighi (arr.) – Passacaglia e Fuga in Do minore

[https://youtu.be/bXwHORPeOsg]

Questa trascrizione di Respighi della celebre Passacaglia e Fuga in Do Min. (BWV 582) per organo di J. S. Bach, mette assolutamente in risalto la brillantezza e la generosa fantasia del pensiero musicale bachiano. Rimanda a misteriosi e mistici sentimenti dell’uomo universale, come il rintocco di campane che risveglia gli assopiti, il tema ricorrente della Passacaglia assume il mantello scuro della Morte che accompagna da sempre l’essere umano per tutta la sua vita, nei momenti di felicità, come nei momenti di sconforto, che fa da sottofondo alla Storia del mondo, e che la conduce come il bordone del pedale di un eterno concerto celeste, a volte in disparte, altre volte da protagonista. Danza di fantasmi e di viventi in un continuo gioco di riflessi e ombre, dolcemente come l’amore o dolorosamente come la disperazione, contrappunto alla vita di un uomo che aspira al bene in slanci poderosi, per dissolversi e magnificarsi nel finale della terza piccarda e nella ritrovata pace eterna.

Maurice Ravel – La Valse

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L’analisi, l’evoluzione e la corrosione della danza, simbolo della frivolezza e delle mode dell’alta società borghese che accompagnò l’egemonia europea all’imperialismo, fino alla decadenza: il valzer viennese. Scritto tra il 1919 e il 1920, Ravel volle esplicitamente rappresentare una scena di patinata e regale fastosità, facendo sorgere come fantasmi, da una parete di nebbia, coppie di danzatori che ballano in un vasto immaginario salone viennese del 1855. L’effetto, reso musicalmente, è assolutamente realistico, quanto altrettanto impressionante è la degradazione e la corruzione del genere che il compositore registra con il suo tocco personalissimo e con magistrale orchestrazione. Lampi, bagliori di suoni, drappi di vesti svolazzanti, casché e tulle, che si trasformano vertiginosamente, trascinate dal ritmo, in maschere deformate della società fin de siécle, con tutti i suoi errori e contraddizioni.

Samuel Barber – Adagio for Strings

La storia di una vita è simbolicamente rappresentata senza false ideologie o circonvolluzioni metaforiche da questo Adagio, che in episodi separati ma unitamente legati dal tema conduttore (in minore) del canto della solitudine umana, dipinge l’esistenza come una sequenza grigia e monotona di ripetizioni invariabili e autoreferenziali. È un minuscolo gioiello del cantrappunto, dove le voci si inseguono cercandosi, volendosi trovare, il che avviene, esattamente, ad altezze celestiali, di quasi divina ispirazione, nell’epifania terrena del mistero universale, che appare giusto un momento, per poi dissolversi immediatamente, tanto la mente mortale è inadatta ad afferrarne il senso… La vita quotidiana ritorna, quindi, con la sua monotonia e le sue lentezze, memore del ricordo, ma impossibilitata a perseguirlo. Toscanini, il grande direttore d’orchestra, rimase tanto incantato dal brano (il secondo movimento del suo Quartetto in Si minore op.11) che chiese a Barber di trascriverlo per orchestra d’archi, per poterlo diffondere nei suoi concerti, cosa che effettivamente avvenne.